Protestano contro “la mancanza di aiuti da parte delle organizzazioni internazionali e dell’Ue e chiedono l’evacuazione immediata delle persone minacciate dalla Libia”. Nelle ultime 48 ore, il network telefonico civile Alarm Phone ci ha avvisato di un totale di tre barche in difficoltà in acque internazionali al largo della Libia. Tutte si trovavano ad almeno dieci ore dalla nostra posizione nel momento in cui abbiamo ricevuto le segnalazioni.

​Richieste che riguardano l’esigenza di non discriminare i migranti, garantendo loro accesso alla salute in centri di accoglienza dignitosi, evitando l’uso delle navi quarantena. Per dovere di cronaca bisogna ricordare anche che la Guardia Costiera italiana ha smentito la notizia di un naufragio comunicata dalla ong Sea Watch il 12 aprile scorso. Rimane però il delicato tema degli sbarchi, soprattutto in questo momento emergenziale per la nostra nazione. Sempre secondo il monitoraggio di Alarmphone, le buone condizioni meteorologiche avrebbero fatto si che, nell’ultima settimana, più di mille persone abbiano intrapreso il pericoloso viaggio dalla Libia verso l’Europa. Appena due settimane fa il premier Mario Draghi si era recato in Libia incoraggiando la guardia costiera libica che aveva ringraziato per i “salvataggi”. Tuttavia nei giorni successivi il presidente del Consiglio aveva lasciato intendere che nei colloqui a porte chiuse con gli omologhi a Tripoli l’Italia ha posto delle condizioni per il rispetto dei diritti umani fondamentali.

In tutto ciò le Ong continuano a salvare vite in mare e a cercare di attraccare in un porto sicuro, mentre accusano i Paesi europei di fare troppo poco. Ieri, dopo giorni e giorni di attesa, la nave Sea Eye 4 ha potuto attraccare a Trapani e cominciare le operazioni di sbarco per più di ottocento migranti salvati nel Mediterraneo. “Quattrocento persone salvate nella notte da navi civili Sea Eye4 e Rise Above. Chiediamo che le autorità italiane assistano subito gli 800 a bordo Sea Eye e ne garantiscano lo sbarco in un porto sicuro”, chiede Mediterranea saving humans. “Il salvataggio delle circa 400 persone – afferma Alarm Phone – ha richiesto molte ore e molte persone sono cadute in acqua. Le persone non dovrebbero essere costrette a rischiare la vita per raggiungere l’Europa”. Nonostante questa soluzione, e consapevoli che nella giornata di lunedì 13 aprile a Pozzallo sono comunque arrivati 101 migranti, il decreto di chiusura dei porti ha scatenato delle immediate polemiche, anche alla luce delle decisioni libiche e maltesi.

I guardacoste della Marina militare libica, infatti, sono oramai sotto il controllo dei “consiglieri militari” inviati https://carovanemigranti.org/migrante-muore-fulminato-alla-frontiera-franco-italiana/ dalla Turchia, nonostante i pattugliatori siano in gran parte stati donati ed equipaggiati dall’Italia. L’addestramento del “Gacs” avviene in parte a Gaeta, da parte della Guardia di finanza. Recentemente uno degli ufficiali libici giunto in Italia non ha fatto rientro nel suo Paese ed è tuttora ricercato. Sea Watch international, la ong impegnata nel salvataggio di migrati nel Mar mediterraneo, ha pubblicato una foto dell’equipaggio della Sea Watch 4 che ha osservato un minuto di silenzio per commemorare le vittime. “Centotrenta persone annegate. Le autorità dell’Ue e Frontex sapevano della situazione di emergenza, ma hanno negato il soccorso. La Ocean Viking è arrivata sul posto solo per trovare dieci cadaveri”.

  • A parlare sarebbe una donna di 21 anni che si sarebbe trovata in difficoltà in mezzo al mare con altre 47 persone.
  • “Quattrocento persone salvate nella notte da navi civili Sea Eye4 e Rise Above. Chiediamo che le autorità italiane assistano subito gli 800 superstiti a bordo della Sea Eye e ne garantiscano lo sbarco in un porto sicuro”.
  • Il mare è tornato relativamente calmo dopo settimane di maltempo e questo potrebbe avere facilitato le partenze.
  • “È una vergogna che Malta abbia ignorato le chiamate di aiuto”, affermano le ong che riferiscono di essere intervenute in aiuto a una barca di legno di due piani con una falla nello scafo dalla quale entrava acqua.
  • Nella giornata di ieri, con 4 diversi barconi, erano approdate a Lampedusa 221 persone.
  • Non è stato possibile proseguire con gli adulti perchè in rada non erano presenti nessuna delle due navi quarantena, la Aurelia e l’Azzurra che era salpate per Lampedusa per prendere a bordo altri migranti.

A questi occorre aggiungere i 400 già a bordo della Sea Eye e i 245 migranti imbarcati sulla Ocean Viking della francese Sos Mediterranée. Un’offensiva, quella delle Ong ai limiti delle acque territoriali italiane, scattata grazie al miglioramento delle condizioni meteo nel Mediterraneo e alla partenza in contemporanea di decine di barconi dalle coste libiche. Nelle ore seguenti, abbiamo ripetutamente contattato le persone in difficoltà e abbiamo trasmesso alle autorità le loro successive posizioni GPS e le loro testimonianze sulla situazione a bordo.

“Un altro naufragio aumenta il numero di morti nel Mediterraneo centrale”, ha reagito Flavio Di Giacomo, portavoce per il Mediterraneo dell’Organizzaione per le migrazioni dell’Onu . “Con un sistema di pattugliamento in mare chiaramente insufficiente Ocean Viking e 3 mercantili erano da soli nelle operazioni di ricerca e soccorso. Intanto la nave Ocean Viking si trova nelle acque a sud di Lampedusa con a bordo 308 migranti soccorsi nei giorni scorsi al largo della Libia in attesa di indicazioni per un porto sicuro. “E’ un odio ingiustificato nei confronti di persone che scappano dalla Libia in condizioni che l’Onu stessa definisce violazione dei diritti umani – risponde Creazzo – Giuste le parole del Ministro Lamorgese, che ha ricordato la necessità che gli altri paesi si facciano carico di distribuire i migranti che l’Italia accoglie.

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